Intervista a Davide Morosinotto

a cura degli alunni della classe II media del Lycée International di Saint Germain en Laye (Francia)

Intervista a Davide Morosinotto

Buongiorno Sig. Morosinotto, siamo gli alunni della Sezione Italiana del Lycée International di Saint Germain en Laye. Dopo aver letto il suo libro “Il rinomato catalogo Walker & Dawn” vorremmo farle un’intervista.

Da dove è nata l’idea di questa bellissima storia? / Il Rinomato catalogo convenienza è esistito per davvero o è frutto della sua immaginazione?

Il Rinomato Catalogo esisteva davvero, nella realtà si chiamava Sears & Roebuck Catalogue.

Se ne parlava, solo un accenno, in un libro che stavo leggendo… Ho fatto altre ricerche, mi sono procurato una copia del Catalogo (in PDF su Internet) e sfogliandolo ho pensato: “Cosa mi sarei comprato io?”, risposta immediata: “Una pistola” (perché i miei genitori non me lo avrebbero mai permesso). “E se invece di una pistola mi fosse arrivato un orologio rotto?” Il libro è nato in quel momento.

Qual è la parte del libro che ha preferito scrivere?

La prima, la parte di Te Trois. Io sono uno scrittore veloce, ma la parte di Te Trois l’ho scritta velocissimo, in tre o quattro giorni in tutto. Era come avere Te Trois seduto vicino a me che mi dettava cosa scrivere. E mi piaceva, non aveva mai un dubbio, era pieno di energia. È stato molto divertente.

Il romanzo è arricchito di esperienze personali o di momenti che ha vissuto?

No, io nei miei libri non racconto mai la mia vita, o i miei amici. Per due ottimi motivi: il primo è che non sarebbe abbastanza interessante o divertente, io ho una vita normale… e poi la conosco già, quindi mi annoierei a morte a scriverne.

Il secondo è che io sono un signore di quarant’anni che vive in Italia nel 2020. E sono convinto che le persone siano come sono anche a seconda di dove vivono e quando. La mia personalità, i miei valori, il mio modo di pensare, non funzionerebbero nel 1904… Quindi non posso usare me stesso come “esempio”.

Secondo lei, qual è il personaggio più importante della storia? Perché?

Senza dubbio Tit. È lui la chiave di tutto. Non solo per via del finale… È lui, se ci pensate, il motivo per cui gli altri tre ragazzi sono uniti e sono una banda.

Alcuni di noi hanno letto un altro dei suoi libri, altrettanto apprezzato: “La sfolgorante luce di due stelle rosse”. Abbiamo avuto l’impressione che il personaggio di Te Trois assomigliasse a Victor. Trova anche lei che sia così?

Non ci ho mai pensato. Forse sì, in parte, nel senso che sia Victor che Te Trois sono molto egoisti, pensano solo a se stessi. C’è però una grande differenza tra loro: Te Trois vive per il suo gruppo, e farebbe qualsiasi cosa per i suoi amici. Victor nel corso del suo viaggio deve “sacrificare” i suoi amici uno dopo l’altro.

Aveva immaginato un finale diverso? Se sì quale?

Quando scrissi la prima versione del libro (ogni libro ne ha poi molte) finiva tutto alla fine della terza parte, con Julie, e la parte di Tit non c’era.

Alessandro, che è un editor, cioè la persona di Mondadori che ha scelto di pubblicare il mio libro, mi ha detto che il romanzo gli piaceva molto ma era incompleto, e avrei dovuto scrivere anche la parte di Tit.

Io non ero d’accordo, perché Tit non parla, quindi come faceva a scrivere una parte del libro? Abbiamo litigato.

Alla fine dato che Alessandro insisteva, ho pensato di scrivere una quarta parte del libro, ma molto brutta, così lui si sarebbe convinto che era meglio finire con la parte di Julie e basta.

Nella mia idea, nel finale i quattro ragazzi ormai diventati vecchi dovevano ritrovarsi a casa di Tit e ricordare di quando erano stati giovani, la sera, davanti al fuoco.

Se non che, mentre scrivevo, mi sono accorto che Te Trois non arrivava mai… E né Julie né Eddie ne avevano mai parlato. Mi sono chiesto il perché, e ho capito.

(Dopo aver scritto la quarta parte, ho chiamato Alessandro e gli ho detto grazie: aveva ragione lui, la quarta parte serviva)

È stato un percorso difficile scrivere il libro? Si è mai scoraggiato?

È sempre bello scrivere un libro, ed è sempre difficile. Forse è bello proprio perché è difficile.

Il momento in cui mi sono scoraggiato scrivendo il Catalogo è stato all’inizio della seconda parte, quando un giorno mi sono seduto davanti al computer e ho scritto: “Nella notte Te Trois remava e remava”. E in quel momento mi sono accorto che era Eddie che stava parlando.

Ma io volevo che il mio libro fosse raccontato tutto da Te Trois! E non volevo Eddie tra i piedi. Per qualche giorno non ho più scritto e stavo per buttar via tutto. Poi una mia amica, si chiama Viola, mi ha chiesto di leggere… E mi ha spinto a continuare.

Sta scrivendo un nuovo romanzo per ragazzi durante questo periodo di confinamento?

Certo! E siccome è un periodo molto strano, ho deciso di pubblicarlo gratis su Internet, un capitolo alla volta man mano che lo scrivo.

Se volete potete leggerlo a questo link… però poi dovete scrivermi e dirmi se vi piace e se avete suggerimenti, non so ancora bene come andare avanti.

https://www.wattpad.com/story/216283710-la-pi%C3%B9-grande

Quanto tempo impiega in genere per scrivere un romanzo?

Scrivere è un po’ come fare sport o suonare uno strumento… Bisogna “allenarsi” ogni giorno, anche quando è Natale, o il proprio compleanno, o non si ha tanta voglia.

Io scrivo almeno 1000 parole ogni giorno. Ma spesso sono molte di più, 2000 o 3000, a volte anche 4000.

Il Catalogo è lungo circa 70.000 parole… tra una cosa e l’altra, l’ho scritto in un po’ meno di un mese.

Attenzione però: prima di mettermi a scrivere avevo passato quasi due anni a studiare il 1904, gli Stati Uniti di quell’epoca, il bayou, eccetera. Quindi sapevo già bene che cosa mettere nel libro.

E quando ho finito di scrivere, poi ho dovuto correggerlo molte volte, e ci è voluto quasi un anno aggiuntivo.

Insomma, scrivere un libro, non è solo scrivere un libro.

Cosa le piace di questa professione?

È la mia passione. Quando devo sedermi a scrivere sono felice. Se magari sono un po’ giù di corda o non è un bel momento, tutto sparisce ed entro in un altro mondo.

Ma mi piace anche tutto il resto: poter viaggiare e studiare per una nuova storia, conoscere tante persone, lavorare con i miei amici.

Infatti gli scrittori oggi lavorano soprattutto in team: ognuno scrive i suoi libri ma può contare su tante altre persone che aiutano, magari studiano dei pezzettini, consigliano, rileggono. E non sempre io e i miei compagni lavoriamo sui libri, a volte scriviamo cartoni animati, o videogame. Ci avete mai pensato? Per ogni videogame che giocate, da qualche parte, ci sono anche degli scrittori che inventano la storia, e magari scrivono i dialoghi. È molto vario, e quindi molto divertente!

Grazie ragazzi, a presto!

D.