La madre di Eva

di Silvia Ferreri

Recensioni degli studenti componenti della Giuria del Premio Strega Giovani 2018

[Recensione di Gioia, classe 3^ C, Scuola Italiana Statale di Addis Abeba – Etiopia]

In questo mondo, il più delle volte si pensa che le disgrazie capitino solo a “gli altri” e non a noi, solo che noi siamo “gli altri” di qualcun altro ma evidentemente non ce ne rendiamo conto. La madre di Eva, ad esempio, ha avuto tra le mani una figlia che crescendo, per identificarsi disegnava un bambino al posto di una bambina, che non voleva le bambole perchè troppo occupata a gareggiare con le macchinine, che anziché discutere il colore del motorino o il modello di una piccola auto che avrebbe dovuto desiderare al suo diciottesimo compleanno, chiede un sesso nuovo, un corpo da uomo e una lunga operazione a Belgrado perché soffriva della cosiddetta “Disforia di Genere”. Ciò significa che si nasce in un corpo che non corrisponde alla propria personalità, ma non è una cosa da “curare” perché la cura presupponeva una malattia ed Eva non era malata, è che la sorte le aveva tracciato un destino sbagliato, che al posto dei cromosomi X e Y si sono, per sbaglio, presentati quelli X e X. Nel mio paese è più di un tabù sentir parlare o vedere cose del genere. La gente è molto devota alla religione che crede che questi fenomeni siano “leggi contro la volontà e l’opera di Dio” , ma non è così. Ho scelto questo libro per mettere me stessa alla prova. Mi sono chiesta per molto tempo come sarebbe stata la mia prospettiva davanti a questo genere di situazioni e mi sono trovata, il più delle volte, senza risposta un po’ per paura di essere sentita ma non capita dalla gente che mi circonda, un po’ perché ho solo sedici anni e della vita reale, piena di ostacoli, ne so poco. Ma dopo questo libro ho realizzato e compreso molte cose e ora ho la mente molto più aperta di prima. Eva non è davvero “Eva”, Eva è Alessandro rinchiuso come un uccellino in gabbia nel corpo di Eva e non l’aveva scelto… e come lui stesso dice a sua madre:  “Non sono io che sono sbagliato, sei tu che hai fatto le cose a metà”.

[Recensione di Hamer, classe 3^ G, Scuola Italiana Statale di Addis Abeba – Etiopia]

“Essere figlia non è un mestiere facile. Sapere di essere completamente dipendente dalle decisioni di qualcun altro è una sorta di schiavitù a cui è giusto ribellarsi”. Da questa frase possiamo capire la ragione per cui la madre di Eva ha accettato la volontà della figlia di cambiare sesso. La madre di Eva, protagonista e voce narrante del libro, si colpevolizza per aver generato una figlia che si sente imprigionata nel proprio corpo, e visto che essere madre significa accettare anche delle scelte che non si condividono, la madre di Eva assiste la figlia in una clinica di Belgrado, mentre distrugge quello che ha creato lei. La mamma soffre, ha paura e prova terrore immaginando il corpo della figlia che viene demolito, distrutto, squarciato…

Il libro tratta un tema molto attuale e soprattutto delicato. A volte questo tema è sconosciuto, specialmente qui, in Etiopia, un paese molto tradizionalista e chiuso, in particolare per quanto riguarda l’omosessualità e l’identità di genere.

Il nucleo centrale del libro riguarda la felicità e il suo raggiungimento. Una persona vive solo una volta e  ha il diritto di essere felice e di ottenere la propria felicità in qualunque modo, anche oltrepassando i limiti imposti dalla natura.

La scrittura è semplice e leggera, molto dolce quando si parla dei ricordi e più dura e piena di parole violente quando si parla dell’operazione.

Durante la narrazione, che inizia con lo stress della madre che aspetta la fine dell’operazione, si dà ampio spazio ai flash-back, infatti l’evento dell’operazione riaffiora solo ogni tanto, per il resto la vicenda è fatta di ricordi.

Il libro, che parla dell’amore della madre per la figlia e il forte rapporto che c’è fra loro, mi ha fatto riflettere su quanto sia difficile essere madre, su quanto sia difficile fare una scelta, anche se non sono ancora madre. E ad un certo punto mi sono chiesta: se fossi stata io la madre di Eva? Avrei accettato la volontà di mia figlia? Non so dare una risposta, anche perchè forse una risposta non c’è.

[Recensione di Meriam, classe 3^ G, Scuola Italiana Statale di Addis Abeba – Etiopia]

La madre di Eva è la madre di una ragazza nata nel corpo sbagliato che vuole cambiare sesso a diciotto anni, lo ha voluto fin da piccola, da sempre, e sua madre la accompagna a Belgrado, dove diventa uomo. Il libro ci racconta il percorso pieno di dolore, paura, amore e il sentirsi colpevole della madre nei confronti del cambiamento della figlia, soltanto dal punto di vista della madre. La madre di Eva non ha nome durante tutto il romanzo, sta seduta ad aspettare il termine dell’operazione di sua figlia, rivive e ricorda quella che è stata la sua vita e l’infanzia di Eva fino ai suoi diciotto anni. Il libro parla del rapporto forte tra madre e figlia, la madre considera il desiderio di cambiare sesso della figlia come un martirio, una maledizione. Si sente in colpa per aver generato una figlia che non si riconosce nel suo corpo, si chiede che responsabilità abbia avuto lei in questo. “Ho passato anni a chiedermi quale e quanta responsabilità io abbia potuto avere in questa faccenda. No, non ho risposte, Eva”. Questa frase è una di quelle che mi ha colpito particolarmente, perché questa non può essere una colpa, ma un fattore naturale che nessuno di noi può controllare, è una delle cose che non dipendono da noi. La madre prova un grande sentimento di amore verso Eva, nonostante tutto questo amore ha difficoltà ad accettare completamente sua figlia per quello che è, spera che ci sia una fine a questa sua tortura ma allo stesso tempo cerca di essere comprensiva.

Questo romanzo mi ha fatto riflettere sul concetto di felicità e di diversità: abbiamo solo una vita ed è nostra, non della società, non dei nostri genitori, non della nostra famiglia, quindi se una donna, intrappolata in un corpo che non sente suo, vuole diventare uomo dobbiamo darle la libertà di farlo, perché tutti meritano la felicità. Credo che la madre di Eva si sia resa conto che la cosa più importante è la felicita di Eva e per questo le permette di fare la trasformazione definitiva. Il tema centrale del romanzo è l’amore puro e incondizionato di una madre per la figlia; nonostante il rifiuto e l’inadeguatezza provata rispetto alle scelte della figlia, la madre giunge ad un accettazione dell’identità sessuale di Eva che diventa Alessandro.

Il romanzo della scrittrice Silvia Ferreri è scritto con un linguaggio semplice e allo stesso tempo “chirurgico”, è un romanzo che tratta argomenti e questioni molto vicini all’attualità e in cui ci si può facilmente riconoscere. È un libro a cui molti adolescenti dei nostri giorni possono relazionarsi.

Silvia Ferreri, La madre di Eva, Edizioni Neo, 2017