L'Arminuta

di Donatella Di Pietrantonio

Donatella Di Pietrantonio, L’Arminuta, Einaudi, 2017

Con il suo romanzo “L’Arminuta”, Donatella Di Pietrantonio riesce a raggiungere non solo le case di molti Italiani, ma anche ad oltrepassare i confini arrivando nel cuore d’Europa, in Slovacchia. Fin dalle prime pagine la scrittrice emoziona e incuriosisce con il suo racconto che vede come protagonista una ragazzina con le sue disavventure, quando improvvisamente perde tutto ciò che aveva rappresentato la sua giovane vita. La protagonista, soprannominata “Arminuta”, nel dialetto abruzzese  “Ritornata”, si trova ad oltrepassare la soglia della porta di una casa a lei sconosciuta. Si tratta proprio di un racconto in cui una tredicenne viene mandata, da coloro che lei credeva fossero i suoi genitori, a conoscere la sua vera famiglia.  Ad aprirle la porta di casa è la sorella Adriana, a lei ancora più sconosciuta, con la quale riuscirà tuttavia ad instaurare un buon rapporto fatto di sostegno e protezione, un rifugio nei momenti bui. La ragazzina è costretta a diventare grande e a vivere una nuova vita con tre fratelli e una sorella.

Il libro narra una storia piena di amore, insicurezza, rifiuto e paura. Il tema principale è la ricerca della verità. “L’Arminuta” prova infatti una sensazione di rifiuto da parte della famiglia che l’ha ceduta alla sua famiglia d’origine, che però non riesce ad accettarla; ciò provoca in lei una sensazione di doppio rifiuto, che tuttavia non la spinge alla disperazione, ma la incoraggia a trovare in tutti i modi il motivo del suo abbandono da parte di quella donna che, per molti anni, aveva chiamato mamma. “L’accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte, a se stessi”. Queste sono le parole usate dalla scrittrice, che abbiamo avuto l’opportunità di incontrare proprio a scuola. Donatella Di Pietrantonio scrive un racconto che riesce a colpire i cuori dei ragazzi che, leggendo la storia di una ragazza della loro età, riescono a immedesimarsi, a provare i suoi sentimenti, a riflettere sulle azioni che lei stessa decide di compiere. Questo romanzo è stato uno dei più coinvolgenti che io abbia mai letto. La lettura è stata scorrevole e facilmente comprensibile, la narrazione ha tenuto alta la curiosità e l’attenzione fino alla fine. Vi si trovano, infatti, scene inaspettate, sia tristi che bizzarre, appassionanti e malinconiche. Potrei rileggerlo ancora e ogni volta riuscirei ad entusiasmarmi, provando emozioni che solamente i libri riescono a dare.

«Ero l’Arminuta, la ritornata. Parlavo un’altra lingua e non sapevo più a chi appartenere. La parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo. Oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza».

[Rebecca Barbera – Gymnázium Ul. Ladislava Sáru č. 1, Bratislava]